Aeroporti USA: i sistemi di sicurezza sono inefficaci!

Il commento più frequente fra i viaggiatori stranieri quando transitano per un aeroporto statunitense, soprattutto nei principali scali, riguarda sicuramente la quantità dei sistemi di sicurezza presenti e la frequenza dei controlli a cui questi devono sottoporsi.

Non è un segreto che in America, dopo l’11 Settembre, i controlli abbiano subito un notevole rafforzamento, ovunque all’interno del Paese. L’investimento maggiore ha riguardato i controlli di sicurezza aeroportuali, poiché era stata proprio una falla in questo sistema a non aver permesso l’individuazione per tempo degli attentatori.

All’apparenza l’odierno sistema dei controlli sembra essere infallibile: oltre a dover passare attraverso il classico metal detector, dove il passeggero è costretto a spogliarsi di tutto ciò che si indossa, scarpe comprese, il viaggiatore deve entrare all’interno di una cabina (body scanner), dove gli viene richiesto di rimanere per pochi secondi con le braccia alzate mentre il macchinario effettua uno screening totale del corpo per verificare la presenza di oggetti estranei; uscito dalla cabina, il viaggiatore viene sottoposto ad un ulteriore controllo da parte dell’agente di polizia prima di poter recuperare i propri oggetti personali. Per non parlare poi delle numerose telecamere di sicurezza appostate in ogni dove e delle centinaia di agenti, spesso dell’unità cinofila, che si aggirano per l’aeroporto con i loro K9 (cani in servizio). Tutte queste operazioni spesso richiedono tempo e, nel caso degli aeroporti principali, creano anche lunghissime code.

Ma cosa dire della loro reale efficacia? Stando a quanto riportato a seguito di un test a campione effettuato in vari aeroporti degli Stati Uniti, su 70 controlli effettuati, 67 hanno fallito il loro scopo. Ricorrendo alle percentuali, la stima dei fallimenti è pari al 95%. I test sono stati condotti dall’Amministrazione per la Sicurezza dei Trasporti (TSA) la quale ha inviato in diversi aeroporti degli agenti sotto copertura muniti di armi ed esplosivi (naturalmente finti) , che per la maggior parte delle volte non sono stati individuati da nessun sistema di sicurezza, permettendo così a questi agenti di passare indenni i controlli.

Una volta diffusi questi dati, le critiche non si sono risparmiate, soprattutto perché negli ultimi anni la TSA ha speso cifre a sei zeri sia per la formazione degli agenti di sicurezza, che per l’incremento delle tecnologie e dei macchinari utilizzati per i controlli di sicurezza. Nonostante le ingenti spese affrontate in questi anni, i risultati odierni sembrano riportare un notevole peggioramento del sistema, se comparati con quanto emerso a seguito dallo stesso test effettuato nel 2007.

A fronte dei numeri emersi, Jason Chaffetz, presidente del Comitato della Camera che indaga sulle eventuali violazioni delle regole federali, ha definito i risultati del test “estremamente allarmanti”. “Il Governo ha bisogno di riconoscere che la soluzione più effettiva non è sempre la più dispendiosa”, ammette Chaffetz.

Il Dipartimento di Sicurezza Interna degli Stati Uniti, nella giornata di lunedì 1 Maggio, ha dichiarato che la carica di amministratore della TSA sarà riassegnata. Sicuramente un cambio al vertice rappresenta in primis una consapevolezza delle falle nel sistema ed un desiderio di cambiamento, ma consiste solo in un primo passo verso la meta. I passaggi successivi devono essere necessariamente incentrati nell’identificazione del problema pratico, che ha comportato il passaggio indenne di persone armate ai controlli di sicurezza, e nella ricerca di soluzioni estremamente efficaci. Il tutto, poi, dovrà essere svolto con una certa celerità se si considera i rischi a cui sono sottoposti gli Stati Uniti ogni giorno.

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