Una delle maggiori partite geostrategiche e geopolitiche che stabiliranno chi diventerà la maggior potenza globale dei prossimi decenni si sta attualmente giocando nel Mar Cinese Meridionale, area vitale sia dal punto di vista economico (da questa regione transitano, attraverso gli stretti indocinesi, la maggior parte dei rifornimenti per l’economia cinese) che militare (la settima flotta americana, la più grande dell’intera US Navy è di stanza in quest’area).
É di questi ultimi giorni la notizia che, in un’area tanto delicata per gli interessi a stelle e strisce, il maggior competitor degli USA, la Cina, ha lanciato un progetto “singolare” per risolvere la questione delle molte aree contese (isole e isolotti come le Spratly o le Paracelso). Pare infatti che Pechino stia artificialmente pompando dal fondo dell’oceano tonnellate di sabbia sui diversi strati di barriera corallina, in modo tale da creare vere e proprie isole per reclamarne successivamente il possesso.
Secondo il Comandante della Flotta del Pacifico, l’ Ammiraglio Harry Harris, la Cina ha già creato 4 km² di terra artificiale.
La posizione statunitense, prosegue l’Ammiraglio, è quella di invocare il rispetto da parte di tutti i contraenti del China-ASEAN (Association of Southeast Asian Nations) Declaration of Conduct, siglato nel 2002. Nel documento si riconosce infatti l’interesse di tutte le parti a promuovere una cooperazione armoniosa e pacifica nella regione.
A questo punto si attendono le mosse delle altre nazioni che reclamano a propria volta le aree contestate, quali Taiwan, Filippine e Vietnam, sperando di non dover avere a che fare nel prossimo futuro con un proliferare di isole artificiali che attraversano il Pacifico.
Alberto Torti